Di Claudio Valle

Tito ce l'ha fatta. Roma. Primo piano "d'impegno" per Tito Schipa Jr., fino a oggi noto soprattutto come ex-fiamma di Paola Pitagora. Figlio d'arte, musicista autodidatta e patito di teatro, Tito è riuscito a far "passare" in TV la sua ultima "opera pop" dal titolo "Orfeo 9". Registrata a colori, andrà presto in onda per i programmi sperimentali, che riscuotono un grande successo presso i giovani telespettatori.
È stato portato a termine con la complicità della televisione italiana l’ultimo dei melodrammi (in ordine di tempo s’intende). O forse il primo di una nuova era? Certo è che fra non molto, per i programmi sperimentali TV, andrà in onda questa nuova opera che non mancherà di catturare l’attenzione soprattutto dei giovani telespettatori. E qui per inciso dobbiamo dire che il filmato, registrato a colori con ottimi effetti di luce, perderà buona parte delle sue virtù se trasmesso in bianco e nero.
Ma torniamo alle origini. Intorno al 1600 aveva più o meno inizio quella forma musical-teatrale che tanti successi doveva mietere per trecento anni consecutivi. Il nostro secolo ha visto la quasi totale estinzione dell’opera almeno in sede creativa e i teatri vivono di ricordi rappresentando i classici del melodramma. Ma c’è chi non si arrende e crede ancora in questo tipo di spettacolo. O perlomeno crede nella struttura base di uno spettacolo completamente cantato, a condizione che il contesto musicale e il contenuto letterario siano attualizzati e rapportati ai problemi contemporanei.
Tanta incrollabile fiducia non poteva essere che figlia d’arte. Autore, compositore, interprete e regista di questo lavoro denominato “opera pop” è infatti Tito Schipa Junior. Dal 1967 egli persegue con fasi alterne la sua grande ambizione. Le difficoltà di ordine pratico non sembrano preoccuparlo. Del resto la vita movimentata gli è familiare. Dice di se stesso: sono nato a Lisbona in un baule da tournèe, ho vissuto due anni in California, uno in Francia, cinque in Piemonte, a Roma ho intrapreso e abbandonato l’università, sono musicista autodidatta e patito di teatro, ho fatto spesso l’aiuto-regista.
Il primo serio tentativo è stato affrontato al “Piper Club” con E poi una strada, nota in seguito come Opera beat. Era costruita su motivi di Bob Dylan, ma Schipa si dimenticò di informarne l’autore e la cosa finì in modo veramente drammatico.
Poi venne fra contrattempi di ogni genere quella rappresentazione al teatro Sistina che esauriva le sue repliche nel giro di una settimana, ma che doveva suscitare la curiosità prima di Renzo Rossellini Jr., quindi di Mario Orfini che rese possibile la produzione televisiva e della casa discografica Fonit-Cetra che si incaricò di registrare la colonna sonora su due long playing.
L’opera pop di Tito Schipa si intitola Orfeo 9, non tanto perchè si tratti della nona volta che il mito di Orfeo ed Euridice viene messo in musica, quanto per desiderio dell’autore di rendere omaggio ai Beatles e alla loro composizione Revolution number nine.
Il libretto svolge il tema di Orfeo in chiave assolutamente moderna e distaccandosi dalla leggenda a tal punto da domandarsi se non valesse più la pena di imbastire una storia inedita, fresca, che non subisse il peso inevitabile di un argomento supersfruttato. Tuttavia la fantasiosa realizzazione del filmato e delle orchestrazioni polarizza l’interesse sulla musica che è indubbiamente buona, anche se costellata di reminescenze.
Determinante a mio avviso l’atteggiamento spontaneo degli interpreti che abbondano, sia nel canto sia nel gestire, l’alta percentuale di retorica e pomposità propria della tradizione lirica.
Fonte: Novella 2000
Rubrica: 2000 rubriche – Musica
Autore: Claudio Valle
Data: (ottobre?) 1973
Tipo: recensione