Stampa questo articolo Stampa questo articolo

Pop in Tv: il mito di Orfeo

Articolo letto 1547 volte.

Di Renato Marengo

Tito Schipa Jr. ha realizzato per il piccolo schermo un adattamento della favola di Orfeo nel mondo moderno. Si tratta della prima pop-opera girata finora per la Tv. I limiti ed i pregi del lavoro del bravo Schipa.

«La Euridice se la tiene il padrone»… Così concludeva Dino Buzzati nel suo “Poema a Fumetti”. Che altro non era, comunque che “Orfeo”. Indubbiamente la favola di Orfeo ha ispirato tanti, letterati, autori di teatro, stimolandoli a trarre “liberi adattamenti” nelle più diverse forme. Quello di Dino Buzzati era un primo esempio di “poema a fumetti”, una vera e propria “opera-fumetto” i cui simboli, disegnati dallo stesso autore (che era anche valido pittore contemporaneo) era abbastanza “pop-peggianti”.

E Tito Schipa Jr., che da diversi anni (ci ha detto, da quando era diciasettenne), si dedica, oltre che alla musica, anche al teatro d’avanguardia non ha resistito alla tentazione di realizzare il “suo” Orfeo ambientandolo nell’”era” attuale. Un Orfeo “ecologico”, che combatte, a modo suo, la civiltà tecnicizzata. Dopo averne fatta un’opera teatrale, il giovane Schipa ne ha fatto un filmetto, a colori, per i programmi sperimentali della TV.

E bisogna dire che, nell’ambito televisivo l’Orfeo 9 di Tito Schipa Jr. rappresenta la prima pop-opera mai girata prima d’ora per il piccolo schermo. Ed è un avvenimento “eccezionale” (!!!), tenendo presente la mentalità vigente in TV.

Non è a caso che ho citato l’opera di Buzzati poichè, nonostante Tito Schipa Jr. tenga a sottolineare che il “suo” Orfeo ha almeno due anni in più di quello buzzatiano, nelle immagini del film, che ho visto in anteprima, moltissimi sono i punti in comune col “Poema a fumetti” (sempre dal punto di vista iconografico e non, assolutamente, socio-politico).

Prescindendo, comunque, dalle influenze e dalle precedenze, nonostante gli evidenti “accomodamenti” televisivi, addolcimenti, sdrammatizzazione della stessa tematica sociale posta, “correzioni” dei costumi, degli abiti che gli abitanti di un’utopistica comune semi-hyppie indossano, l’atmosfera “umoristica”, in talune occasioni, più che impegnata nel vero e proprio senso della parola, l’opera ha una sua validità per essere uno dei primi tentativi italiani di portare avanti un discorso musicale “tematico” il cui sviluppo visivo sia validamente realizzato per mezzo della tecnica cinematografica. E qui va forse il maggior merito a Tito Schipa Jr., poichè la qualità delle immagini, la validità delle riprese in esterni. i tagli, il doppiaggio perfetto, le soluzioni surrealistiche di numerose situazioni, sono venute fuori molto validamente nonostante la precarietà di mezzi con cui l’opera è stata realizzata. Con una cifra inferiore del 50 per cento a quella di cui solitamente dispongono le produzioni per lavori analoghi, è stato realizzato un film professionalmente giudicabile “pulito”.

L’accoppiamento immagini-suoni è uno dei pregi maggiori di Orfeo 9. In sostanza è il primo esperimento italiano di colonna sonora visualizzata; e non è poco se si considera che normalmente un film viene prima scritto, interpretato, girato e poi vi si aggiunge una colonna sonora; qui è stato fatto il lavoro inverso: su di una colonna sonora sono state sovrapposte delle immagini. E’ comunque un’opera prima, un lavoro molto ingenuo e abbastanza moderato nei contenuti. Siamo certi che se Tito Schipa Jr. avesse dovuto realizzare questo film per una produzione esterna, da mandare nelle sale cinematografiche e non in TV, avrebbe fatto qualcosa di diverso. Diverso nel senso che in questo filmetto è stata calcata un po’ troppo la mano sulla bontà e l’ingenuità dei personaggi e talune situazioni che rischiavano di divenire “un po’ forti” o troppo impegnate per la TV, talune soluzioni che rasentavano discorsi eccessivamente contestatari (il che urta con l’immagine che la TV solitamente dà del “tutto va bene”, “sono tutti bravi ragazzi”, “grossi problemi in Italia non vi sono…” e così via) venivano risolti con interventi umoristici (anche se “ecologicamente” forti) di un ragazzo impolverato perennemente di farina…

Tito Schipa Jr. oltre ad aver composto la colonna sonora di tutto il film è anche stato regista e interprete della pellicola (che purtroppo vediamo in bianco e nero perdendo tanta validità di effetti). Oltre a lui è emersa la personalità di Renato Zero a suo agio nell’ambiguissima figura di un prestigiatore-mago-demonio; uno dei personaggi più “dentro” di tutta l’opera.

È un’opera “moderata”, comunque, più che un’opera pop. Dal punto di vista immagini, al 50 per cento, forse, si può anche parlare di pop, ma non è assolutamente un film underground nè tantomeno le musiche (si tratta di gradevoli canzoni, in pratica) possono essere definite pop. Le intenzioni sono comunque serie e siamo convinti che Tito Schipa Jr., che è un ragazzo molto preciso e preparato musicalmente, saprà fare ancora meglio non appena ne avrà la possibilità. (Augurandoci, naturalmente, che la prossima volta possa lavorare in canali extratelevisivi).

Renato Marengo

Fonte: Ciao 2001
Autore: Renato Marengo
Data: 25/11/1973
Tipo: recensione

I Commenti sono chiusi